Si tratta di formazioni solide, di dimensioni variabili da un piccolo chicco di grano ad una massa che può arrivare ad occupare parte dell’addome, che si sviluppano a partire dalla parete muscolare dell’utero e possono essere unici oppure, più spesso, multipli. Nella maggior parte dei casi sono innocui e quasi sempre ci si rende contro della loro esistenza per caso, in occasione di una visita ginecologica o di un’ecografia. La possibilità che possano degenerare in forma maligna è estremamente rara.
Essendo spesso asintomatici, non necessitano di particolari terapie, ma solo di un attento controllo in occasione dei controlli periodici dallo specialista. Laddove invece provochino dolore pelvico o durante i rapporti sessuali, mestruazioni dolorose o sanguinamento anomalo (e questo può dipendere dalla loro dimensione ma soprattutto dalla localizzazione) può essere necessario un trattamento, che va dalla cura ormonale all’asportazione chirurgica, passando per l’embolizzazione e altre metodiche come ad esempio gli ultrasuoni. I tipi di intervento possono essere molto diversi e dipendono dalle caratteristiche, dal numero, dalle dimensioni e dalla posizione del mioma, ma anche dall’età della paziente, dalla presenza di sintomatologia, dall’aver avuto o meno gravidanze e dall’eventuale desiderio di figli. L’approccio terapeutico alla fibromatosi uterina è dunque molto vario, medico o chirurgico, e va personalizzato.
I fibromi uterini, nella maggior parte dei casi, sono innocui e quasi sempre ci si rende conto della loro esistenza per caso, in occasione di una visita ginecologica o di un’ecografia. La possibilità che possano degenerare in forma maligna è estremamente rara, ma è bene conoscerli per rimanere vigili.
I fibromi uterini sono formazioni solide di tessuto muscolare e fibroso di dimensioni variabili da quella di un piccolo chicco di grano a una massa che può arrivare a occupare parte dell’addome. Si sviluppano a partire dalla parete muscolare dell’utero e possono essere unici oppure, più spesso, multipli. Non sono così rari, tanto che si stima che circa il 30% delle donne oltre i 30 anni ne soffra. Ne esistono principalmente di tre tipi:
La differenza tra queste tipologie è data dal punto in cui si sviluppano, più precisamente nel livello di tessuto uterino in cui compaiono, più o meno esternamente.
La nascita di fibromi uterini non ha ancora cause ben definite, ma piuttosto si può far risalire la loro comparsa a una combinazione di cause. Esistono infatti dei fattori predisponenti. Oltre alla genetica, ci sono gli ormoni femminili (estrogeni e progesterone), che possono avere uno squilibrio e quindi stimolare la crescita dei fibromi. Non a caso, la comparsa di queste formazioni si verifica nel periodo fertile della vita della donna e il rischio tende a diminuire con le gravidanze e la menopausa.
In molti casi, i fibromi uterini vengono scoperti durante l’ecografia a una visita ginecologica di controllo, quindi senza alcun sintomo che abbia spinto a un’indagine mirata. Le tipologie di fibroma che possono dare più facilmente fastidio sono i sottomucosi e gli intramurali. Comunemente i sintomi della fibromatosi uterina includono:
Alcune donne riferiscono tra i sintomi dati dalla presenza di fibromi un bisogno di urinare più frequente, con bruciore e difficoltà a svuotarsi. In realtà, il fibroma uterino e la cistite non sono correlati. O meglio: con quella che comunemente definiamo cistite si fa riferimento a quella infettiva, causata spesso dal batterio Escherichia coli, che si trova nel nostro intestino. I fibromi possono dare invece sintomi sovrapponibili a quelli della cistite, perché in base alla loro dimensione e posizione possono fare pressione sulla vescica. Per escludere la cistite infettiva, il medico potrà sottoporti a un’urinocoltura, utile a individuare eventuali batteri nella pipì. Potrai curarla con integratori per la cistite e, in casi più seri, con un antibiotico.
Essendo spesso asintomatici, generalmente i fibromi uterini non necessitano di particolari terapie ed è sufficiente un attento controllo in occasione delle visite periodiche dallo specialista. Bisogna fare più attenzione, invece, laddove i fibromi sono accompagnati da sintomi come il dolore pelvico, il dolore ai rapporti o mestruazioni dolorose. A valutare se e come intervenire sarà il medico, che si baserà anche sulle dimensioni, la forma e la posizione del fibroma, ma anche sull’età della paziente, dalla presenza di sintomatologia, dall’aver avuto o meno gravidanze e dall’eventuale desiderio di figli. Esistono più tipi di cure contro il fibroma uterino, da quella ormonale fino alla terapia chirurgica o, nei casi più gravi, la rimozione dell’utero.
Con la terapia ormonale si fa riferimento all’assunzione della pillola contraccettiva estro-progestinica o a dispositivi come la spirale intrauterina. La loro azione è mirata a regolarizzare il ciclo mestruale e a renderlo meno doloroso. Un’altra opzione farmacologica è data dagli agonisti dell’ormone di rilascio delle gonadotropine: questa cura consente di ridurre le dimensioni e l’eventuale sanguinamento del fibroma, ma non si può fare a lungo; spesso è usata prima dell’intervento chirurgico per rendere più semplice la rimozione della formazione.
L’intervento chirurgico per rimuovere i fibromi si rende necessario quando la terapia farmacologica non basta e i sintomi sono invalidanti. Contano anche la dimensione e il numero di fibromi uterini individuati, l’età e il desiderio di una gravidanza. Le opzioni chirurgiche sono sia di tipo conservativo che demolitivo: ciò significa che il medico potrà valutare di rimuovere solo i fibromi, con una miomectomia (anche con una piccola incisione in laparoscopia), oppure di effettuare un’isterectomia, che è la rimozione totale dell’utero. In quest’ultimo caso devono esserci significative ragioni che portano a questa scelta, per esempio se il fibroma è molto grande o se il sanguinamento che provoca è parecchio grave.
Ci sono anche altri trattamenti chirurgici per la rimozione dei fibromi, alcuni più recenti e innovativi, come l’uso di ultrasuoni o laser guidati da risonanza magnetica, la crioterapia o l’embolizzazione dell’arteria uterina. Quest’ultima prevede la chiusura dei vasi sanguigni che mantengono in vita il fibroma e viene effettuata con anestesia locale grazie a un piccolo tubicino. Non sempre è efficace, ma la ripresa è più rapida.
La dieta incide nello sviluppo di numerose malattie e una corretta alimentazione è uno dei punti fermi della prevenzione. Anche per i fibromi sembra essere così. Naturalmente, non ci si può limitare a scegliere determinati cibi con la speranza di guarire, ma mangiare bene può aiutare a limitare l’accrescimento dei fibromi esistenti o scongiurarne la comparsa. L’alimentazione per i fibromi prevede innanzitutto l’obiettivo di mantenere un peso congruo alle proprie condizioni fisiche: le donne affette da obesità hanno infatti una maggior probabilità di sviluppare fibromi per via dell’innalzamento di estrogeni. Anche la carenza vitamina D sembra avere un ruolo nella comparsa di queste formazioni, così come un’eccessiva introduzione di ferro. Ottimi gli alimenti ricchi di flavonoidi, le verdure a foglia, broccoli, cavoli e tè verde, capaci di ridurre gli estrogeni in circolo.
L’approccio terapeutico alla fibromatosi uterina è dunque molto vario, medico o chirurgico, per questo è molto importante che sia personalizzato. Ogni donna è diversa, ogni caso è unico, per il tipo di formazione e per la storia della persona.
Se sei alle prese con problematiche che non avevi mai avuto, se i fastidi connessi al ciclo mestruale si intensificano o noti cambiamenti intimi, non esitare: parlane con un medico.
Solo uno specialista può aiutarti a chiarire ogni dubbio e ritrovare il benessere.
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