Disturbi intimi

Adenomiosi: cause, sintomi e cura

Endometriosi, vulvodinia, neuropatia del pudendo, fibromalgia. Oggi fortunatamente questi nomi ci dicono qualcosa. Sono le cosiddette malattie invisibili, così rinominate non tanto perché non le vediamo o non le sentiamo, anzi, ma perché difficili da diagnosticare. Patologie per anni non riconosciute, non studiate dalla ricerca, relegate a semplici capricci. Oggi queste patologie e le donne che ne soffrono sono meno invisibili agli occhi del dibattito politico e sociale. Si sente parlare più spesso di endometriosi e vulvodinia. Un po’ meno di una patologia che molto spesso viaggia insieme all’endometriosi, ma che non è da confondere con essa: l’adenomiosi. Si stima che circa un quinto delle donne ultraquarantenni ne soffra, ma questa patologia continua ad essere ancora troppo invisibile. Facciamo un po’ di chiarezza.

È una condizione ginecologica benigna che si verifica quando l’endometrio, la mucosa uterina che normalmente riveste l’utero, si diffonde anche all’interno del miometrio, la parete muscolare dell’utero. Endometrio e miometrio sono due strutture normalmente separate tra di loro. Tuttavia, per cause che ancora non sono del tutto note, in 1 donna su 5 la mucosa uterina si infiltra nella parete muscolare che di conseguenza si inspessisce, si rompe e sanguina durante ogni ciclo mestruale dando così origine ad una reazione infiammatoria cronica. L’adenomiosi può essere diffusa a tutto l’utero, oppure focale e interessare solo alcuni punti presentandosi con focolai di pochi millimetri.

Adenomiosi e endometriosi non sono la stessa cosa

L’adenomiosi, anche chiamata endometriosi uterina, viene spesso confusa con l’endometriosi perché i sintomi con cui queste patologie si manifestano sono molto simili. Sono entrambe alterazioni dell’endometrio, con la differenza che nell’adenomiosi la mucosa uterina si diffonde all’interno della parete muscolare dell’utero, invece nell’endometriosi la mucosa si estende al di fuori dell’utero diffondendosi per esempio sulle ovaie. Inoltre, anche l’età di insorgenza delle due patologie è diversa: l’adenomiosi si sviluppa in età più tardiva, mentre l’endometriosi può manifestarsi già a partire dal primo ciclo mestruale. Si tratta di due condizioni diverse, ma fortemente associate tra di loro e che molto spesso possono essere sviluppate contemporaneamente. Tanto che circa la metà delle donne che soffrono di adenomiosi, soffre purtroppo anche di endometriosi.

Come dicevamo le cause scatenanti non sono ancora chiare, ma sono stati individuati alcuni possibili fattori di rischio:

  • Predisposizione genetica
  • Età compresa tra i 40 e i 50 anni
  • Interventi chirurgici all’utero, come asportazione di fibromi uterini, dilatazione o curettage
  • Molteplici gravidanze
  • Interruzioni di gravidanza
  • Ormoni: gli estrogeni facilitano la diffusione dell’endometrio lungo le pareti ormonali. In menopausa, con il calo della produzione di ormoni, questa condizione tende infatti a risolversi spontaneamente.
  • Endometriosi

Se l’adenomiosi ha detenuto per così tanto tempo il titolo di “malattia invisibile” e ancora oggi viene diagnostica con un ritardo di circa 7 anni dal momento dell’insorgenza, questo è dovuto in buona parte all’assenza di segnali e sintomi evidenti. Nella maggior parte dei casi questa condizione è asintomatica. Quando non lo è, i sintomi vengono spesso sottovalutati anche a causa del retaggio culturale che per secoli ha convinto la società che provare dolore mestruale fosse normale, quando invece è proprio questo uno dei primi segnali che dovrebbe essere approfondito. I sintomi più comuni di questa condizione sono infatti:

  • Dismenorrea
  • Ipermenorrea: flusso mestruale molto abbondante
  • Spotting
  • Forte dolore pelvico ricorrente anche al di fuori del periodo mestruale
  • Dolore durante i rapporti sessuali
  • Utero ingrossato
  • Pancia da adenomiosi: sensazione di gonfiore e pienezza del ventre
  • Anemia, soprattutto nei casi di flusso mestruale molto abbondante
  • Difficoltà di concepimento e infertilità

Individuare la presenza di adenomiosi può essere difficile, ma non impossibile. La prima cosa da fare è sicuramente riferire al ginecologo i disturbi, a prescindere dal fatto che possano essere causati o meno da un’eventuale adenomiosi. Per confermare o eliminare il sospetto, il ginecologo potrà sottoporci a tre esami molto comuni: l’ecografia pelvica, l’ecografia transvaginale o la risonanza magnetica. In questo modo sarà possibile notare se il nostro utero si è ingrossato e se la parete si è inspessita.

L’adenomiosi è una condizione benigna che non mette in pericolo la nostra vita, ma può essere una patologia molto invalidante e provocare grandi difficoltà nella quotidianità delle donne che ne soffrono. Ci sono diverse possibilità terapeutiche che possono aiutare ad affrontarla, in base ai sintomi, alla loro gravità e ovviamente alle esigenze personali. Tutte da discutere con l’aiuto di uno specialistica. Si può intervenire con una terapia medica, a base di antiinfiammatori, farmaci ormonali e non-ormonali, utile per alleviare il dolore, ridurre il flusso mestruale e regolare la produzione di estrogeni. Altrimenti si può intervenire chirurgicamente. In questo caso, l’embolizzazione è una tecnica innovativa sempre più utilizzata per trattare la patologia in maniera mini-invasiva. Al contrario dell’isterectomia, l’intervento di rimozione chirurgica dell’utero, che viene riservato solo ai casi più gravi.

Il forte impatto dell’adenomiosi sulla vita quotidiana sembra già una pesante conseguenza con cui avere a che fare, anche se a quanto pare non è ancora abbastanza per parlare di esenzione o invalidità. E purtroppo c’è di più. Questa patologia e la fertilità non vanno molto d’accordo. Sembra che l’adenomiosi riduca le possibilità di concepimento e durante la gravidanza aumenti il rischio di aborto precoce o parto-prematuro. Si tratta ancora solo di ipotesi e i dati sono da confermare. Nel frattempo, meglio non rischiare. Il dolore mestruale invalidante non è fisiologico. Parliamone con il nostro ginecologo ed esigiamo che ci ascolti. Solo così potremo ottenere una diagnosi ed agire il prima possibile.

sarah

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