La cervice uterina è il punto di collegamento tra il corpo dell’utero e la vagina. Ha una forma cilindrica; è costituita da 2 porzioni: la porzione sopravaginale e la porzione vaginale. La prima è quella che si trova immediatamente sotto al corpo dell’utero, la seconda è quella che conduce all’interno del canale vaginale, formando quello che viene chiamato muso di tinca.
Le dimensioni della cervice variano nel corso della vita della donna: prima della pubertà è circa la metà della dimensione globale dell’utero; dopo lo sviluppo e, soprattutto, dopo la gravidanza le dimensioni diminuiscono dato che c’è una grandezza longitudinale del corpo. Durante le mestruazioni e l’ovulazione la cervice è aperta per favorire il passaggio del sangue e degli spermatozoi, altrimenti rimane chiusa.
Dalla cervice uterina passano dunque gli spermatozoi per la fecondazione, il flusso mestruale oltre che il neonato al momento del parto. Proprio durante la gravidanza la cervice uterina si modifica e diventa un alleato che contrasta eventuali parti prematuri che potrebbero compromettere la vita del feto. La sua lunghezza, come vedremo meglio, è pertanto fondamentale e va tenuta monitorata nell’arco della gestazione.
Dei controlli alla cervice sono comunque sempre consigliati poiché spesso è una parte del corpo soggetta allo sviluppo di uno dei tumori femminili più comuni e pericolosi.
Le ghiandole della porzione sopravaginale producono quotidianamente dai 20 ai 60 mg di muco cervicale, che arriva fino a 600 mg durante l’ovulazione. Durante le varie fasi del ciclo mestruale questo muco cambia la sua composizione per trasformarsi in barriera o in vettore per gli spermatozoi. Anche la consistenza è dettata dal periodo del ciclo in cui una donna si trova: durante l’ovulazione ad esempio è carico di progesterone e di ormoni estrogeni utili a condurre lo spermatozoo verso l’utero.
Durante la gravidanza, la cervice – o collo dell’utero – subisce dei cambiamenti che, soprattutto nelle prime settimane, devono essere accuratamente monitorati dal ginecologo. Questi cambiamenti riguardano in primis la struttura e la posizione. Con la cervicometria è possibile misurare la lunghezza del collo dell’utero. Questo esame consiste in un’ecografia transvaginale che viene effettuato tra la 19° e la 22° settimana di gravidanza ed è utile per capire se:
La cervicometria è particolarmente suggerita nel caso di:
Normalmente in gravidanza il collo dell’utero misura tra i 35 e i 45 mm; se, con la cervicometria, si determina che la lunghezza è inferiore ai 25 mm, può esserci il rischio di un parto prematuro e quindi è consigliato che la futura mamma stia a riposo. Dopo la 24° settimana poi è raccomandato fare una profilassi con il cortisone intramuscolo per 2 giorni con l’obiettivo di accelerare la crescita dei polmoni del feto. Qualora il collo dell’utero abbia una lunghezza inferiore ai 15 mm, il rischio di un parto prematuro è ancora più alto, per cui si raccomanda l’allettamento.
Per ridurre i rischi dovuti al collo dell’utero accorciato, si può ricorrere al cerchiaggio, ossia alla chiusura chirurgica della cervice con l’obiettivo di rafforzarla. Già alla 13°-14° settimana di gravidanza può essere praticato, per poi essere rimosso intorno alla 37°.
In alternativa si prevede una terapia al progesterone, utile nel caso di collo dell’utero accorciato entro le 24 settimane di gravidanza.
Un’altra anomalia della gravidanza a cui prestare attenzione è l’insufficienza cervicale (nota anche come incompetenza cervicale), ossia una dilatazione cervicale che comporta l’espulsione del feto vivo durante il 2° trimestre. Un’ecografia cervicale effettuata nel corso del 2° trimestre permette di acquisire tutte le informazioni necessarie a valutare il rischio e, eventualmente, a intervenire con un cerchiaggio.
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