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Anche durante l’allattamento è possibile rimanere incinta

Durante l’allattamento si può ovulare anche senza avere le mestruazioni. E capita più spesso di quanto si pensi.

Ebbene sì, durante l’allattamento si può rimanere incinta. Il fatto non è frequentissimo, anche perché i livelli di prolattina, pur non impedendo sempre l’ovulazione, possono comunque alterarne la qualità, rendendo l’ovocita meno idoneo alla fecondazione. Però succede. Per capirlo bisogna pensare al fatto che ciclo mestruale e ciclo ovarico, cioè l’attività dell’ovaio, non sono la stessa cosa.

Il meccanismo dell’ovulazione

Con ovulazione si intende tecnicamente il rilascio dell’ovulo, che ha raggiunto la sua maturità, dall’ovaio fino alla tuba di Falloppio. L’ovulazione è una fase del ciclo della donna fondamentale ai fini del concepimento: è in questa finestra di tempo, infatti, che si è fertili e la cellula uovo femminile può essere fecondata dallo spermatozoo, che la raggiunge in seguito a un rapporto sessuale. Se l’ovulo viene fecondato, allora si stanzia nell’utero, dove inizia una straordinaria trasformazione che durerà nove lunghi mesi. In caso contrario, dopo un paio di settimane, compare il flusso mestruale, che “ripulisce” l’utero da quel nido che si era iniziato a costruire. Tutto questo sistema, che accade una volta al mese, è regolato da un’alternanza di ormoni, che salgono e scendono in base alla fase del ciclo mestruale in cui ci si trova. Il sistema va in pausa quando si rimane incinta: l’organismo fa in modo che la donna non ovuli per un po’ e di conseguenza non si osservano nemmeno più le mestruazioni.

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Cosa succede dopo il parto?

Con la gravidanza, gli ormoni iniziano a salire gradualmente per garantire il buon andamento della gestazione. In particolare cresce il livello degli estrogeni, del progesterone e della prolattina, insieme all’HCG, la gonadotropina corionica umana rilasciata dalla placenta e misurata con i test di gravidanza. Una volta partorito, gli ormoni femminili iniziano la loro discesa, per riportare passo dopo passo il corpo allo stato fertile. L’unica a rimanere alta è la prolattina, che, come capirai dal nome, ha un ruolo nella produzione del latte materno durante l’allattamento. Finché la prolattina si mantiene stabile, gli estrogeni vengono tenuti a bada dalla sua presenza e difficilmente si andrà incontro all’ovulazione. È per questo che anche le mestruazioni non si vedono e ciò può accadere per molto tempo: se non allatti, dovrebbero ricomparire dopo 6 settimane dalla nascita, mentre con l’allattamento possono rimanere in pausa per altri 6 mesi, ma anche di più.

Allora, com’è possibile rimanere incinta durante l’allattamento?

La prolattina inibisce l’ovulazione e il concepimento, ma solo in presenza di alcune circostanze precise. L’allattamento, perciò, non può essere considerato un metodo anticoncezionale. I livelli di questo ormone, infatti, rimangono stabili solo se l’allattamento al seno è di tipo esclusivo, cioè non alternato con latte artificiale o integrato dalle prime pappine. L’allattamento, poi, deve essere a richiesta da parte del bimbo e gli intervalli tra una poppata e l’altra devono essere regolari e non troppo ampi: in particolare di giorno le poppate non dovrebbero distare più di 4 ore e di notte al massimo 6.

Proprio per questo, soprattutto quando le poppate cominciano a ridursi a 4-5 volte al giorno, è possibile ovulare senza che poi seguano un regolare ciclo e il flusso mestruale. Durante l’allattamento, l’ovulazione può non essere regolare tutti i mesi, anzi, è spesso occasionale e imprevedibile. Il problema è che a causa dell’alterato equilibrio ormonale non è possibile verificare se e quando è avvenuta un’ovulazione, basandosi per esempio solo sulle normali “percezioni” come l’aumento della temperatura basale (che in corso di allattamento è già alterata) o la consistenza del muco cervicale, che con l’ovulazione si fa più fluido.

Per capire quali sono i giorni fertili e il momento in cui si verifica l’ovulazione ci si dovrebbe basare quindi sul picco di LH rilevato dagli stick sulle urine, ma anche qui c’è un problema: non avendo un ciclo mestruale non è possibile stabilire quale è il momento giusto per iniziare a utilizzare gli stick e verificare una eventuale positivizzazione, a meno che non si effettuino praticamente ogni giorno.

Il ciclo dopo l’allattamento

La ricomparsa delle mestruazioni dopo il parto è detta capoparto. Lo si riconosce perché il flusso del rientro alla normalità è abbondante e può provocare particolare dolore. Non c’è da allarmarsi, però, perché dipende dallo spessore del tessuto uterino, che ha subito non poche alterazioni nell’ultimo anno. Attenzione a non confondere queste perdite con le lochiazioni, che invece iniziano subito dopo il parto e si protraggono per circa 40 giorni: iniziano con del sangue, che si fa poi più scuro e coagulato, fino a divenire bianche e rade. Questo fenomeno è il metodo con cui il nostro corpo espelle i residui di placenta e tutto ciò che serviva a portare avanti la gravidanza. Quelle del capoparto, invece, sono considerabili vere e proprie mestruazioni, ma bada bene: la ripresa del ciclo mestruale non per forza corrisponde alla ripresa dell’ovulazione.

Insomma, il presunto periodo fertile – se c’è – è difficile da trovare. Quindi il consiglio per chi cerca una nuova gravidanza è quello di avere rapporti regolari 2-3 volte la settimana anziché concentrati in un breve periodo. Per chi non la cerca, è quello di utilizzare un metodo anticoncezionale compatibile con l’allattamento in corso, dunque un contraccettivo non ormonale, come il diaframma o ancor meglio il preservativo.

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