Missione benessere

Pap test: le risposte alle domande più frequenti

Tutto quello che c’è da sapere sul pap test, l’esame salvavita di cui nessuna di noi può proprio fare a meno.

Il Pap test è “l’esame salvavita” che ha dato una svolta decisiva alla lotta al tumore del collo dell’utero. Il nome “Pap” deriva dalle iniziali del cognome del medico greco Nicholas Papanicolaou che lo ha inventato nel 1923. Da quel momento ci sono voluti circa 20 anni prima che il potenziale della sua geniale intuizione venisse percepito e il Pap test si diffondesse in tutto il mondo salvando migliaia di donne dal tumore al collo dell’utero. Insomma, il pap test è un esame che può davvero salvare la vita, ma in Italia solo 1 donna su 3 lo effettua regolarmente. Paura, imbarazzo, disinformazione? Proviamo a fare un po’ di chiarezza su questo esame così importante.

Cos’è il pap test?

Il pap test è un esame di screening. Un test di prevenzione che viene indicato alle donne sane per individuare precocemente il rischio di sviluppare un tumore al collo dell’utero. L’utero è un organo cavo a forma di pera composto da un corpo e da un collo, anche chiamato cervice uterina, che è collegato alla cavità vaginale tramite il canale cervicale. La mucosa e l’epitelio che rivestono il canale cervicale e la parte esterna della cervice uterina possono sviluppare delle lesioni pretumorali che, se non curate, possono trasformarsi nell’arco di 20 anni in un tumore vero e proprio. Il pap test consente di individuare le lesioni pretumorali quando sono guaribili al 100%. Il suo utilizzo ha permesso di ridurre la mortalità per tumore al collo dell’utero di circa l’80%.

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Pap test: a cosa serve?

Il Pap test valuta lo stato generale dell’utero. In primis, consente di individuare eventuali anomalie delle cellule del collo dell’utero anche molti anni prima dell’insorgenza del tumore. I fattori di rischio per lo sviluppo di questa tipologia di tumore sono diversi e tra questi il più importante è l’infezione da Papilloma Virus Umano. Quindi il pap test può farci vedere eventuali alterazioni cellulari dovute alla presenza del virus. Ma non solo. Infatti, consente di segnalare la possibile presenza di infezioni di origine micotica (come la candida), batterica o virale, e di condilomi, escrescenze benigne non visibili ad occhio nudo.

Pap test: quando farlo?

Il pap test viene generalmente proposto a tutte le donne con un’età compresa tra i 25 e 65-70 anni. È comunque consigliabile a tutte le donne dal momento in cui intraprendono rapporti sessuali, quindi anche alle ragazze più giovani, e va ripetuto per tutta la vita anche dopo essere entrate in menopausa e anche se non si è più sessualmente attive. Le donne vaccinate contro l’HPV devono comunque eseguire regolarmente il pap test, perché il rischio di contrarre l’infezione è minore ma non assente. Inoltre che si abbia una vita sessuale “protetta” o meno, il pap test va sempre fatto. L’esame può essere effettuato anche in gravidanza, senza il rischio di danni per il bambino. Il pap test è consigliato anche alle donne che hanno subito un intervento chirurgico di asportazione dell’utero (isterectomia), concordando con lo specialista ciò che è opportuno fare in base alle specifiche situazioni.

Se sono vergine, devo fare comunque il pap test?

Per le donne vergini il rischio di sviluppare il tumore al collo dell’utero è molto basso. Il pap test è comunque consigliato a partire dai 25-30 anni, perché alcune forme rare di tumore possono svilupparsi indipendentemente dall’infezione da Papilloma virus trasmessa per via sessuale.

Il pap test ogni quanto va fatto?

Ad una donna sana che non presenta fattori di rischio e che è risultata negativa al pap test si consiglia generalmente di rifare l’esame dopo 3 anni. Andrebbe invece messo in agenda ogni anno se presenti fattori di rischio o una storia precedente di HPV. Per andare sul sicuro, è sempre meglio chiedere il parere di uno specialista che può indicare la frequenza più adatta anche in base alla storia clinica di ogni paziente.

Pap test: Come si fa?

Il pap test può essere eseguito durante una normale visita di routine dal ginecologo o nell’ambito del programma nazionale di screening per il tumore al collo dell’utero, che offre ogni 3 anni la possibilità di effettuare l’esame a tutte le donne di età compresa tra i 25 e i 64 anni. Durante la visita, il ginecologo ci invita a sdraiarci sul lettino e assumere la classica posizione da visita ginecologica, gambe divaricate e appoggiate sul reggicosce, e tramite lo speculum dilata leggermente l’apertura vaginale. A questo punto, con una piccola spatola (spatola di Ayre) ed uno spazzolino (Cytobrush) il ginecologo preleva un piccolo quantitativo di cellule dal collo dell’utero e dal canale cervicale e lo striscia sui vetrini che verranno successivamente esaminati in laboratorio con il metodo inventato da Papanicolau.

Ricordati di:

  • Non prenotare l’esame nei giorni in cui hai le mestruazioni, perché non sarà possibile effettuarlo. L’ideale sarebbe riuscire a fissare l’appuntamento almeno 3 giorni dopo la fine delle mestruazioni oppure una settimana prima dell’inizio.
  • Astenerti dai rapporti sessuali nei 3 giorni precedenti al pap test, perché eventuali spermatozoi residui potrebbero interferire con l’attendibilità del test.
  • Evitare l’utilizzo di lavande vaginali, ovuli, prodotti spermicidi, creme, gel e schiume vaginali nelle 48 ore precedenti perché potrebbero nascondere la presenza di alterazioni cellulari.

Il pap test fa male?

Il pap test non è doloroso. Per alcune donne può essere più fastidioso che per altre, in base alla sensibilità individuale, ma è un fastidio che dura pochissimo: al massimo due minuti, il tempo del prelievo. Non è esame pericoloso e non comporta rischi immediati o di lungo periodo. Solo in caso di allergia al lattice, sarà necessario avvisare l’operatore per la scelta di guanti idonei. Nei giorni successivi all’esame è possibile che si verifichino delle piccole perdite di sangue che si risolvono spontaneamente nel giro di 1-2 giorni.

Quando arrivano i risultati del pap test?

I risultati del pap test non sono immediati. In genere vengono comunicati a distanza di 3 settimane dall’esame. Questo perché, come abbiamo visto, il campione di cellule prelevato durante la visita ginecologa deve essere successivamente inviato al laboratorio per l’esame citologico. I risultati possono sono 3:

  • Pap test negativo: il campione di cellule non presenta alterazioni e potremo ripetere l’esame dopo 1 o tre anni, a seconda di quanto concordato con lo specialista
  • Pap test positivo: significa che sono presenti anomalie cellulari e che dovremo sottoporci ad un ulteriore controllo.
  •  Pap test non attendibile: il prelievo non è stato eseguito correttamente, è insufficiente o condizionato da alcuni fattori come il muco. In questo caso, è consigliabile ripetere il test.

Cosa succede se il pap test è positivo?

Facciamo subito chiarezza. Un risultato positivo non significa necessariamente che abbiamo un tumore. Il pap test può rilevare sia la presenza di alterazioni cellulari benigne, cellule alterate di natura infettiva (batteri, virus e funghi) o reattiva (atrofia, infiammazioni o terapie), sia atipie cellulari, ossia la presenza di cellule alterate che potrebbero segnalare la presenza di uno stadio tumorale. Solo dopo aver effettuato alcuni esami di approfondimento, come la colposcopia e la biopsia, sarà possibile confermare o eliminare ogni sospetto.

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