Da quando si è cominciato a parlare di sindrome premestruale come complesso eterogeneo di disturbi collegati con gli sbalzi ormonali che precedono l’arrivo del flusso mensile, le donne hanno iniziato ad attribuirle un sempre maggior peso nella propria vita. La sindrome premestruale – SPM – è in effetti una scoperta recente della medicina, nel senso che, se è vero che da sempre le donne hanno avuto a che fare con gli effetti collaterali del loro ciclo mensile, è altrettanto vero che solo da qualche decennio a questa parte si è cominciato a considerarli come un vero problema medico.
La sindrome premestruale è un insieme di malesseri che si manifesta in genere una settimana prima dell’arrivo delle mestruazioni e che in rari casi possono diventare talmente forti da degenerare in uno stato di malattia. Per quanto riguarda i sintomi fisici, l’elenco è presto fatto, li sperimenta tutti i mesi quasi ogni donna:
Questa sintomatologia può diventare fastidiosa, ma ancora più fastidioso può diventare il disagio psicologico che lamentano moltissime donne. Legati alla sindrome premestruale sono infatti picchi di irritabilità e di nervosismo e il classico umore altalenante dei “giorni prima”. Fin qui tutto più o meno normale, il problema è che alcune donne affermano addirittura di trascorrere la settimana che precede l’arrivo del flusso a piangere.
Lacrime, tristezza infinita, sensazione di vuoto o di oppressione, paura di non avere più il controllo della propria vita, angoscia. Sensazioni terribili e difficili da contrastare. Ma è davvero possibile che la sindrome premestruale possa portare una donna a non avere voglia di uscire di casa, parlare o guardare le persone negli occhi? Onestamente, è molto difficile. È piuttosto probabile che, in questi casi, la sindrome sia un comodo rifugio per nascondersi e non raccontarsi la verità.
Quella morsa di angoscia, quella voglia di restare a letto, sotto le coperte, e dormire per non dover affrontare il giorno, la luce, il lavoro, la scuola, la gente… quello non è la sindrome. Quello è un male di vivere che ha un nome preciso: depressione.
Fa paura, certo. Sarebbe meglio affrontare i dolori al basso ventre che quelli che mordono l’anima. Eppure, quante donne iniziano così, dando la colpa del loro malessere interiore alla solita sindrome premestruale che diventa ogni mese più precoce? Quante donne, e quante persone a loro vicine, preferiscono ridurre una malattia come la depressione a un “semplice” effetto degli ormoni?
La depressione può colpire a tradimento chiunque, in qualunque momento della vita e, sebbene esistano delle predisposizioni a tale disturbo, è altrettanto vero che nessuno, neppure la persona più stabile ed equilibrata, se ne potrebbe dichiarare immune. Perché ci si deprime per mille ragioni – dopo un lutto o una separazione, a seguito di una lunga malattia debilitante, per scompensi endocrini, per delusioni profonde – e queste ragioni non hanno nulla a che fare con la sindrome premestruale. Questa, però, può rivelarsi preziosa per far emergere il vero problema. Infatti in quei giorni i freni inibitori femminili sono meno tirati, e forse è possibile riuscire ad “esplodere” di più, e meglio.
Tante lacrime senza motivo, sono già un segnale. Mancanza di energia vitale, sensazione che tutto intorno stia per crollare, che non ci sia uno spiraglio di luce sono altri sintomi che qualcosa, dentro, si sta rompendo. Qualcosa che l’arrivo delle mestruazioni non rincollerà per miracolo.
Se anche tu ogni mese stai peggio e fatichi di più a riprenderti, se le tue lacrime non trovano consolazione e non vengono lavate via dal sangue mestruale, allora è importante che trovi il coraggio di chiedere aiuto. A volte basta non accontentarsi della risposta più facile, per iniziare un percorso di rinascita.
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