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Parto pretermine: le cause e come evitarlo

Con parto pretermine si intende un parto che avviene almeno 3 settimane prima della data presunta. In particolare, un neonato è prematuro quando nasce prima della 37esima settimana di gestazione. Secondo la Società Italiana di Neonatologia, ogni anno sono circa il 10% del totale i bambini che nascono vivi prima della 37esima settimana, un dato alto che rispecchia quello che si riscontra anche in altri Paesi con reddito alto, dove si oscilla tra il 6 e l’11%. Questo numero in crescita è probabilmente determinato dall’età delle madri, che è più avanzata rispetto al passato, oltre che da terapie per l’infertilità sempre più diffuse, che aumentano la possibilità di andare incontro a gravidanze gemellari, fattore predisponente al parto pretermine.

In base alla settimana in cui il bambino viene alla luce vengono fatte ulteriori distinzioni, che determinano anche un rischio crescente man mano che le settimane diminuiscono. Un parto prematuro, infatti, è definito estremo quando avviene prima della 25esima settimana, grave quando avviene tra la 25esima e la 33esima settimana, mentre si parla di parto prematuro tardivo se si compie tra la 34esima e la 37esima settimana, dove il rischio di complicanze si assottiglia.

Il parto può avvenire in anticipo spontaneamente, come nella maggior parte dei casi, ma anche per necessità particolari che lo richiedono: in questo secondo caso di parla di parto prematuro elettivo e riguarda circa il 20% dei parti pretermine. Possono determinarlo patologie che mettono a rischio la madre o il bambino e per questo viene indotto.

Esistono criteri precisi che fanno valutare se contrazioni e altri sintomi sono determinanti per un parto prima del tempo. Un travaglio è pretermine quando le contrazioni sono almeno 4 in 20 secondi o 8 in 60 secondi, in più la cervice deve apparire dilata di 2 o più centimetri e con un raccorciamento almeno dell’80%.

Le cause che generano un parto pretermine non sono ancora del tutto note, ma esistono sicuramente dei fattori di rischio, come la storia clinica della paziente, stili di vita e caratteristiche della gravidanza in corso.

Sembrano essere più a rischio le donne molto giovani, al di sotto dei 18 anni, e quelle che rimangono incinta dopo i 40 anni. Anche il contesto familiare e socio-economico ha un ruolo: le donne con un livello più alto di povertà e un titolo di studio più basso sono quelle che infatti hanno la probabilità di avvicinarsi meno alle cure e alle azioni preventive, oltre che in alcuni casi avere condizioni igieniche e nutritive più scarse. Aumentano il rischio di parto pretermine anche il fumo di sigaretta, il consumo di droghe e alcol e lo stress.

La storia della paziente e dei suoi familiari aiuta i medici a capire se c’è un maggior pericolo di parto pretermine. Innanzitutto, se si è davanti a una gravidanza gemellare, il rischio aumenta, perché il tasso di parto prematuro sale fino al 60% in questo caso. Stesso discorso vale se si tratta di una gravidanza ottenuta con terapie come la fecondazione medicalmente assistita. Se in passato la donna ha subito un aborto spontaneo oppure ha già affrontato un parto prematuro, l’attenzione sarà più alta, perché più alto sarà il rischio. Altrettanto se la stessa paziente è nata con parto prematuro o in famiglia ci sono stati casi analoghi con parenti stretti. Pericolose sono infine le malattie sessualmente trasmesse, le infezioni che durante la gravidanza colpiscono il liquido amniotico, le vaginosi batteriche e le infezioni urinarie che portano a pielonefrite.

Un bambino che nasce prima della data presunta del parto è un bambino non completamente sviluppato e la probabilità che presenti delle complicanze o che sviluppi in futuro malattie croniche è concreta. Quelli più vulnerabili sono in particolare i neonati che sono arrivati prima della 32esima settimana, dove purtroppo il tasso di mortalità infantile si aggira intorno al 10%.

I bimbi che nascono prematuri sono solitamente più piccoli di quelli nati a termine, dalla corporature esile, il peso leggero e l’aspetto fragile. La loro pelle è sottile e sono ancora ricoperti dal lanugo, una peluria che sarebbe andata persa nelle settimane successive, prima della nascita. Tra i problemi più grandi che presentano ci sono quelli che riguardano l’apparato respiratorio, perché ancora non sviluppato a sufficienza e privo di surfattante, una sostanza prodotta dalla 34/36esima settimana e fondamentale per il buon funzionamento degli alveoli. Anche il cuoricino e la circolazione sono colpiti dalla nascita in anticipo, in particolare perché è probabile che il dotto di Botallo non sia ancora chiuso, oltre alla presenza di ipotensione. I piccoli arrivati prima del tempo possono avere anemia, ittero e presentare problemi all’intestino, con una complicanza nota come enterocolite necrotizzante. Purtroppo le complicanze non si esauriscono al momento della nascita, perché possono emergere con il passare degli anni: i bambini nati prematuri possono avere problemi di vista, udito, ma anche problemi comportamentali e abilità cognitive compromesse.

Se non con comportamenti adeguati, la donna incinta ha poca facoltà di evitare un parto pretermine. Quello che è in suo potere è affrontare la gravidanza mantenendo uno stile di vita corretto, che non metta a repentaglio la vita sua e del nascituro. Vanno evitati quindi fumo, alcol e sostanze stupefacenti, ma anche, più semplicemente, vanno eseguite tutte le visite e gli esami raccomandati in questo periodo. Una semplice ecografia, per esempio, potrebbe allarmare il medico dell’eventualità di un parto pretermine, predisponendo di conseguenza tutto ciò che è necessario per scongiurarlo o ridurne i potenziali effetti.

 

Se la donna incinta possiede uno o più fattori di rischio per il parto prematuro, una soluzione potrebbe essere la somministrazione di progestinici. Si è visto infatti che questi ormoni possono ridurre il rischio di partorire anzitempo. Un’altra pratica è quella del cerchiaggio cervicale, un trattamento che è utile in donne che sono andate già incontro a parto pretermine, ma che non può essere scelto se le contrazioni sono già iniziate.

Se invece il travaglio pretermine è già avviato, vengono impiegati i tocolitici, farmaci capaci di ritardare il parto di uno, due giorni, fino a una settimana, tempo durante il quale la mamma può essere trasferita in un ospedale dotato di terapia intensiva neonatale o possono essere somministrati corticosteroidi, questi ultimi con la funzione di dare una mano allo sviluppo dei polmoni del piccolo.

La futura mamma può fare infine attenzione ad alcuni sintomi che possono essere un campanello di allarme: crampi addominali e al basso ventre, contrazioni che si ripetono ogni 10 minuti o meno, dolore lombare o perdite vaginali improvvise.

Eleonora

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