Universo Mamma

Parto in acqua: quali sono i benefici?

Il parto in acqua è una modalità alternativa di parto che sta tornando particolarmente in voga tra le future mamme. Sono sempre di più, infatti, le donne che esprimono il desiderio di mettere al mondo il proprio bambino dolcemente con l’aiuto dei benefici dell’acqua. Nonostante questa recente riscoperta, i benefici del parto in acqua sono in realtà noti da molti anni: il medico russo Igor Charkovsky, già negli anni 60, dimostrò come il parto in acqua fosse un’alternativa più naturale e meno dolorosa per la futura mamma e sempre in quegli anni il francese Frédérick Leboyer diede il via alla pratica di immergere i neonati all’interno dell’acqua calda per rendere il passaggio dal confortevole mondo intrauterino allo “spaventoso” mondo reale meno traumatico. Oggi sono molti gli ospedali attrezzati per offrire questa possibilità alle future mamme, che in alcuni casi possono anche decidere di optare per un parto in acqua a casa con l’aiuto di ostetriche specializzate.

Il contatto e la prima immersione in acqua avvengono una volta cominciata la fase attiva del travaglio: è solo in presenza di contrazioni regolari e di dilatazione dell’utero di almeno 3-5 cm che potremo immergerci all’interno della vasca ed iniziare il nostro percorso.

Temperatura dell’acqua

La temperatura dell’acqua è confortevole, ma non troppo calda: può variare da 33° a 37° gradi, in base alle nostre esigenze, senza mai superare i 37.5° e deve essere costantemente misurata. Per questo è sempre presente un termometro per la rilevazione della temperatura della mamma e del liquido, oltre che un monitor per la rilevazione del battito adatto all’uso in acqua.

Profondità dell’acqua

La vasca contiene almeno 70-80 cm di acqua, per permettere alla donna di immergersi fino a sotto al seno e di sfruttare la spinta idrostatica dell’acqua, che le permetterà di sentirsi più leggera, più agile e di muoversi liberamente per adottare la posizione che più preferisce. La futura mamma potrà quindi decidere di adottare svariate posizioni durante il parto in acqua: stare accovacciata, sulle ginocchia, di galleggiare sulla schiena e di uscire o rientrare dalla vasca quante volte desidera. Anche il papà potrà immergersi nella vasca per condividere con noi questo momento, a patto ovviamente che noi lo desideriamo e che il medico sia d’accordo.

Ricambio dell’acqua

Altro elemento fondamentale è il ricambio continuo dell’acqua, che deve essere sempre mantenuta pulita per garantire alla mamma e al bambino l’igiene necessaria. Durante il travaglio e il parto è infatti del tutto normale che possa capitarci di emettere urine, feci, sangue e liquido amniotico. Nel caso in cui l’acqua risulti troppo sporca, l’ostetrica o il medico ci chiederanno di uscire dalla vasca. Non è però l’unico caso in cui potrebbe avvenire, potrebbero chiederci di uscire dalla piscina anche in caso di: perdita di sangue significativa, paura e stress da parte nostra, quando il travaglio risulta troppo lento o semplicemente per dei normali controlli di routine.

Innanzitutto, bisogna sapere che la mamma ha la libertà di scegliere se passare in acqua solo la fase del travaglio e di portare a termine il parto sul normale lettino oppure se effettuare all’interno della vasca sia il travaglio che l’espulsione. Rispetto a questo secondo momento i dati non sono ancora sufficienti per stabilire con certezza se partorire in acqua comporti effettivamente dei vantaggi per la mamma e per il suo bambino, ma non ci sono dubbi invece sui molteplici benefici legati all’acqua durante il travaglio:

  • Ha un effetto analgesico naturale e riduce il ricorso ad anestesia epidurale o spinale: l’acqua, infatti, diminuisce la produzione di adrenalina, l’ormone dello stress, e favorisce il rilascio di ossitocina e di endorfine, che ci aiutano ad alleviare la percezione dolorosa delle contrazioni. Per questo si ritiene che il parto in acqua è meno doloroso rispetto a quello tradizionale.
  •  Facilita il rilassamento dei tessuti muscolari, soprattutto del pavimento pelvico, accelerando la dilatazione, velocizzando il tempo del travaglio e riducendo il rischio di lacerazione dei tessuti vaginali al momento del parto
  • Come avviene quando si nuota, l’acqua diminuisce gli effetti della gravità e ci dona una sensazione di leggerezza, aiutandoci a sostenere il peso del pancione e facilitando i nostri movimenti
  • Regolarizza la pressione sanguigna
  • L’umidità dell’ambiente facilita la respirazione e può costituire un valido aiuto per tutte le donne che soffrono di asma
  •  Il potere rilassante dell’acqua e la sua capacità di alleviare le tensioni fisiche, mentali ed emotive riducono la percezione del dolore e ci aiutano ad allentare i timori che possono normalmente sopraggiungere in un momento così delicato.

Come accennavamo, non ci sono dati sufficienti per trarre conclusioni sui benefici dell’immersione in acqua durante la fase espulsiva del parto. Per questo le linee guida raccomandano che questa parte avvenga al di fuori della vasca, evitando di esporre il bambino ad eventuali rischi di infezione e di annegamento. Queste eventualità esistono ed è giusto che le mamme ne siano informate prima di prendere qualsiasi decisione, ma sono estremamente rare. Se le vasche sono sottoposte a regolare e corretta manutenzione e sterilizzazione, come ci si augura che sia in qualsiasi struttura dotata di una sala parto idonea per il parto in acqua, il rischio di infezioni è assolutamente limitato. Anche il rischio di annegamento è alquanto improbabile, se pensiamo che l’acqua è inferiore al metro di altezza e che il nostro bambino è dotato del diving reflex, un istinto fisiologico che gli consente di rimanere in apnea e di non respirare fino a quando resta in acqua. In più, accanto a noi ci sono sempre il medico e l’ostetrica, pronti a guidarlo in superficie. Nascere all’interno dell’acqua, l’elemento che lo ha accompagnato fino a questo momento, renderà meno traumatico per il bambino il primo impatto con il mondo esterno e con tutte quelle luci e quei rumori fino a questo momento sconosciuti. Insomma, sarà un modo meno “violento” di venire al mondo.

A quanto pare il parto in acqua sembra essere un vero e proprio toccasana, ma può esserlo solo per alcune di noi. Se la gravidanza è fisiologica e a termine, allora nessun problema. È invece controindicato in tutti quei casi che richiedono un’assistenza più attenta, come il parto pretermine, il parto gemellare, podalico o di qualsiasi sofferenza del feto e in presenza di patologie materne, come ad esempio la preeclampsia, o di malattie trasmissibili tramite il sangue o il contatto, come HIV e Herpes. È inoltre sconsigliato in caso di eccessivo sanguinamento vaginale, di liquido amniotico tinto di meconio o di difficoltà a rintracciare il battito cardiaco del bambino. Come avviene per qualsiasi tipologia di parto, sarà compito del ginecologo e dell’ostetrica valutare questa scelta insieme a noi e consigliarci su quale sia l’opzione migliore.

sarah

Recent Posts

Cistite interstiziale: cos’è e come si cura

La cistite interstiziale è una patologia cronica rara altamente complessa che colpisce soprattutto le donne.…

1 anno ago

Fibromialgia: sintomi e cura

La fibromialgia è caratterizzata da dolore generalizzato. È una patologia piuttosto diffusa ma spesso sotto…

1 anno ago

Ciclo anovulatorio: quando e perché si può avere il ciclo senza ovulazione

Il ciclo anovulatorio è una condizione fisiologica in alcuni momenti della vita di una donna,…

1 anno ago

SOS eritema solare: 5 rimedi naturali

Dall'aloe alla camomilla. Ecco alcuni semplici rimedi casalinghi che possono aiutarci ad alleviare i sintomi…

1 anno ago

Prolattina alta nelle donne: quando preoccuparsi?

La prolattina alta, o iperprolattinemia, è una condizione fisiologica in specifiche fasi della nostra vita,…

1 anno ago

Mal di testa da ciclo: cause e rimedi

Si stima che circa 5 milioni di donne in Italia soffrano di mal di testa…

1 anno ago