Le cisti ovariche sono delle sacche di almeno 3 cm di diametro che si trovano all’interno o sulla superficie dell’ovaio, che contengono, a seconda dei casi, liquido o materiale denso e semisolido, e che generalmente causano un aumento delle dimensioni dell’ovaio stesso.
Esistono diversi tipi di cisti ovariche tra i tumori benigni dell’ovaio; grazie all’esecuzione di routine dell’ecografia transvaginale durante la visita ginecologica periodica, ai miglioramenti tecnici degli strumenti ecografici e all’alta qualità delle immagini, oggi è possibile individuarle con molta più facilità rispetto al passato.
Le cisti più diffuse sono le follicolari; queste si formano a seguito della mancata rottura di un follicolo o dai follicoli che si sono rotti e poi immediatamente richiusi. Solitamente le dimensioni sono talmente piccole da non destare preoccupazione e da risultare asintomatiche. Normalmente le cisti follicolari vengono riassorbite spontaneamente in un paio di mesi; solo raramente aumentano fino a raggiungere dimensioni anche di 15 cm.
Le cisti luteiniche (o corpi lutei cistici) sono normalmente presenti nell’ovaio, si formano subito dopo l’ovulazione, quando nel corpo luteo si accumula del liquido misto ad un certo quantitativo di sangue. Il rischio in questi casi è che le cisti, invece di riassorbirsi fisiologicamente in modo spontaneo, si rompano, lasciando fuoriuscire il loro contenuto e provocando un quadro di peritonite acuta.
Le cisti “cioccolato” o endometriomi contengono sangue coagulato e, pertanto, sono di colore scuro. Costituiscono una delle complicazioni più frequenti dell’endometriosi.
Le cisti dermoidi (teratomi cistici benigni) fanno parte dei tumori a cellule germinali, rappresentano il 20-25% dei tumori benigni dell’ovaio e sono bilaterali nel 10-15% dei casi. Sono più frequenti nell’infanzia e nell’adolescenza: in quest’epoca rappresentano il 40% di tutte le neoplasie ginecologiche. Le cisti dermoidi derivano da cellule embrionali che, dopo aver trascorso un certo tempo in modo passivo, all’improvviso si attivano, producendo tessuti di vario tipo, come adipe, peli, capelli, denti e materiale sebaceo. Tipicamente sono costituite da cisti uniloculari contenenti peli e materiale sebaceo.
I fibromi ovarici sono tumori che originano dallo stroma ovarico e sono composti da fibroblasti e cellule collagene o da una commistione di queste e cellule della teca interna. Sono piuttosto rari (4% di tutti i tumori ovarici) e nel 90% dei casi sono monolaterali.
I cistoadenomi ovarici sono masse neoplastiche più frequentemente benigne, che si riscontrano generalmente in età menopausale, quando hanno raggiunto diametri medi di 5 cm o più. I tipi più comuni sono i cistoadenomi sierosi e i mucinosi: insieme costituiscono più del 40% di tutti i tumori benigni dell’ovaio:
La sintomatologia in presenza di cisti ovariche è estremamente variabile. Spesso sono asintomatiche e vengono diagnosticate occasionalmente durante un’ecografia pelvica di controllo. A volte la paziente riferisce dolore pelvico intermittente che si presenta in modo acuto, improvviso e severo. Un dolore acuto improvviso fa sospettare la presenza di una complicanza come la rottura o la torsione della cisti.
L’ecografia transvaginale ha un ruolo fondamentale nella diagnosi dei tumori benigni dell’ovaio come le cisti ovariche, perché permette di valutare le caratteristiche morfo-strutturali della cisti ed in particolare il contenuto, la presenza di vegetazioni o papille, di setti ed infine lo spessore e la regolarità della parete.
I criteri ecografici di benignità sono l’assenza di setti maggiori di 3 mm, l’assenza di vegetazioni o parti solide all’interno della formazione e la presenza di bordi regolari.
Il Color-Doppler è di grande aiuto nel differenziare i tumori benigni dell’ovaio da quelli maligni grazie alla valutazione della vascolarizzazione.
Il dosaggio nel sangue del CA 125, marcatore tumorale, in associazione agli ultrasuoni migliora l’accuratezza nella valutazione del rischio di malignità.
Infine la laparoscopia è fondamentale anche dal punto di vista diagnostico, permettendo la valutazione della cavità pelvica, dell’intera cavità addominale fino agli spazi sottodiaframmatici, della superficie peritoneale parietale e viscerale, dell’omento, delle docce coliche, del fegato e del diaframma.
Oggi il trattamento d’elezione è rappresentato dalla rimozione laparoscopica della cisti e può essere di tipo demolitivo o conservativo in base a criteri specifici che tengono in considerazione l’età della paziente e la natura della cisti.
La terapia conservativa, che viene riservata a tutte le donne in età fertile e che non abbiano terminato il loro ciclo riproduttivo, consiste nell’asportazione per via laparoscopica della cisti. Dopo aver mobilizzato l’ovaio, si esplora l’interno della cisti ed il parenchima ovarico. La cisti viene asportata dall’ovaio mediante la tecnica di stripping, che consiste in trazioni divergenti eseguite mediante pinze atraumatiche che afferrano l’ovaio e la cisti.
Il trattamento demolitivo viene riservato alle pazienti in menopausa e consiste nell’ovariectomia o nell’ annessiectomia.
Al termine di un intervento chirurgico, la cisti viene comunque analizzata in laboratorio per accertarne con sicurezza la natura benigna o maligna.
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