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Maternità: non capisco perché il mio bambino piange

I bambini piccoli piangono e lo fanno per vari motivi: caldo, fame, pannolino bagnato, sonno oppure se sono scomodi. Le motivazioni sono tante e mamma e papà devono abituarsi al pianto e a cosa significa.

Il pianto, per il bambino piccolo, è una forma di comunicazione. Noi parliamo, usiamo differenti toni di voce, loro invece piangono. Anche loro però lo fanno in modo diverso a seconda del tipo di richiesta.

Se però un bambino ha mangiato, ha dormito, è pulito ma continua a piangere… Allora che cos’è? Cosa non va? Come interpretare il suo pianto? Anche quel pianto risponde a un bisogno ben preciso, un bisogno insito in ognuno di noi: quello del contatto. Del resto non è un mistero che i bambini vogliano stare sempre in braccio alla mamma.

Il “contatto pelle a pelle” con la mamma è fondamentale per i neonati. Le fasce portabebé sono un valido aiuto che le mamme utilizzano sempre più spesso. Ma quali sono i vantaggi?

L’uso della fascia portabebè, che ancor più del marsupio “fonde” in un’unica persona la mamma e il bambino, viene altamente consigliato con i bimbi prematuri perché si è visto che i neonati che stanno a stretto contatto con la mamma, si fortificano più velocemente. La fascia, in fondo, è un po’ come continuare la gravidanza anche dopo la nascita del piccolo (la famosa esogestazione). Il babywearing – così si trova spesso in internet – è proprio uno dei capisaldi del maternage ad alto contatto.

Ma più precisamente, cosa significa essere genitori ad alto contatto? È un po’ il ritorno alle origini, quando le donne stavano a casa e avevano molto tempo da dedicare ai propri figli, ragion per cui li allattavano molto più a lungo.

Anche l’allattamento prolungato sta tornando di moda, se così si può dire, dopo il boom del latte artificiale degli anni passati. Chi è nato negli anni 70-80 è probabile che sia stato cresciuto con il latte in polvere, una scoperta dell’epoca che si pensava essere più nutriente del latte di mamma. Poi si è capito che le cose non stanno proprio così.

Alcuni genitori praticano anche il co-sleeping, ovvero dormire insieme ai loro bambini. È una pratica amata da alcuni, ma non è per tutti. I genitori devono capire qual è la soluzione più confortevole per loro e per il piccolo, che sia ad alto contatto o meno.

dina.pansini@corman.it

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