Vivere la sessualità
Paura dell’intimità, da cosa può derivare?
Quando nonostante il potenziale piacere, si rifugge la relazione emotiva e sessuale c’è alla base una paura da risolvere.
Aprirsi all’altro implica sempre un rischio: rivelare parti di sé ci espone e ci rende vulnerabili. Cosa più di una relazione ci mette di fronte alla necessità di denudarsi, metaforicamente e letteralmente, per mostrarsi davanti a un’altra persona? Ecco che qui, se interiormente abbiamo questioni irrisolte, nascono timori e paura dell’intimità, sia fisica che emotiva.
La paura dell’intimità ci tiene lontani dalle emozioni per proteggere una nostra parte profonda e ferita; ci mette in guardia dal coinvolgimento emotivo per non provare un futuro (sebbene eventuale) dolore. Questa paura incontenibile ha risvolti anche nei rapporti fisici, tanto che si parla a volte di ansia sessuale o anoressia sessuale, dove l’idea dell’incontro e il contatto con l’altro fanno innescare sensazioni di panico, rabbia, disturbi della sfera sessuale, come l’anorgasmia. L’ansia da prestazione, per fare un esempio, non è certo appannaggio dell’uomo: chi vive questa condizione teme il giudizio, ha un’autostima bassa ed è dominato dalla paura di deludere l’altro. Il piacere del rapporto sessuale viene a mancare, perché costellato da difficoltà anche fisiche che impediscono di provare piacere, quale è il caso del vaginismo, delle contrazioni involontarie dei muscoli vaginali che creano una vera e propria fobia della penetrazione e che, escluse le cause organiche, non di rado sono scatenati da un problema di natura psicologica.
Ma cos’è che può scatenare la paura dell’intimità?
La paura dell’intimità può vedere tra le sue cause fatti che risalgono all’infanzia della persona afflitta da questo problema. Tra questi ci sono episodi di abuso, sessuale o fisico in generale (come percosse), ma anche psicologico – insulti, minacce, punizioni severe. Alla base della paura dell’intimità può esserci anche un’educazione parecchio repressiva, con la quale si è insegnato il sesso come un tabù o una cosa pericolosa e da evitare; a questa condizione può essere associata una mancanza di informazione e un’inesperienza sulla fisiologia dell’apparato genitale proprio e del partner, una situazione potenzialmente pericolosa perché, una bambina, ragazza, donna non correttamente educata dal punto di vista sessuale è più a rischio di gravidanze indesiderate, malattie sessualmente trasmissibili, ma anche sottomissione psicologica e fisica. La paura di sbagliare e la pressione di dover far bene, poi, possono compromettere le relazioni fin dal primo rapporto sessuale, quando dolore e difficoltà sono proprio dettati da una mancanza di conoscenza. Infine, anche una percezione distorta del proprio corpo, che porta a non avere stima di sé, fa temere e addirittura rifuggire ogni tentativo di approccio e incontro fisico.
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E in che modo sono connesse l’intimità emotiva e quella fisica?
La paura dell’intimità, del trovarsi in una situazione di ravvicinato contatto fisico finalizzato al rapporto sessuale può affondare le sue radici in una paura dell’intimità a 360 gradi. Quando si ha paura del sesso, infatti, bisogna chiedersi perché questo accade, perché è probabile che a monte ci sia una paura più generica dell’aprirsi e mostrarsi all’altro, per traumi che hanno minato la fiducia e la capacità di vivere serenamente le emozioni.
Pur consapevoli delle potenzialità piacevoli delle relazioni, dell’affetto, dell’amore e non di meno del rapporto sessuale, coloro che temono l’intimità preferiscono privarsi di tutto questo pur di non correre il rischio di essere feriti. O meglio: feriti di nuovo. Sì, perché alla base della paura dell’intimità c’è il timore di veder svelate parti di sé sommerse e soprattutto vulnerabili, già ferite in precedenza e che tornano a galla prepotentemente. Ecco che chi teme l’intimità mostra difficoltà a raccontare fatti personali agli altri ma si ritrae anche quando gli altri si aprono e si raccontano a lui, perché si aspettano di entrare in confidenza. Prima di raggiungere una certa maturità, è frequente che si intrattengano in molte relazioni (spesso di natura esclusivamente sessuale), senza però raggiungere mai una reale intimità, così come quando, nonostante una maggior consapevolezza ha permesso di avere un partner stabile, in maniera altalenante lo si avvicina e lo si cerca di tenere lontano, chiudendosi a riccio e alzando muri, emotivi e fisici. In tutto questo, ciò che appaga colui che ha paura dell’intimità è l’illusione del controllo, l’idea di avere in mano la situazione e di non rischiare di farsi travolgere dalle emozioni, circostanza che si rende molto più complessa durante l’atto sessuale, quando una parte di sé molto più inconscia emerge e domina.
Affrontare la paura dell’intimità
Vincere la paura dell’intimità è fondamentale per vivere serenamente i rapporti con gli altri, ma è innanzitutto un gesto di cura per se stessi. Come per molte paure, il terrore del sesso e delle relazioni affettive mina infatti il proprio benessere psicologico, perché ci anestetizza, ci blocca nell’idea assurda che ci stiamo proteggendo.
Per prima cosa bisogna accertarsi che questa ansia non sia dettata da motivi organici, quindi da squilibri ormonali che fanno registrare un calo del desiderio oppure che non siano la risposta psicologica a problemi fisici, come l’aver provato dolore durante un rapporto per un’infezione o eccessiva secchezza vaginale. Con l’aiuto del ginecologo, infatti, si possono escludere queste cause e iniziare una cura o utilizzare metodi per rilassare e rendere più piacevole la penetrazione, come lubrificanti o gel come Linfagel, che danno sollievo per la secchezza vaginale e limitano le irritazioni. Una volta messa da parte ogni origine fisica, va affrontato l’aspetto psicologico, spesso connesso: la psicoterapia permette di andare a fondo nelle proprie paure, cercarne le cause, elaborare la propria strategia di adattamento e raggiungere la consapevolezza. Sebbene il dolore e le paure non svaniranno, un percorso del genere aiuterà a rendersi conto in tempo dei meccanismi che stiamo mettendo in atto, imparando a non tramutare subito la paura in fuga e a non vivere ogni istante – ogni cosa che si fa, si dice – in attesa del giudizio o dell’allontanamento dell’altro.
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