Disturbi intimi

La vestibolite, un nome che fa paura. Ma si può curare?

La prima cosa da dire è che, affidandosi a un buon ginecologo e armandosi di pazienza, la vestibolite si può curare.

L’apparato genitale della donna è tanto affascinante e perfetto nel suo funzionamento quanto delicato. Ci sono disturbi che possono colpirlo in maniera così fastidiosa da renderci la quotidianità insopportabile: tra questi c’è la vestibolite vulvare. Ciò che vale per tante altre seccature – dalla candida alla cistite – vale anche per questa temuta infiammazione: se ai primi sintomi si corre ai ripari rivolgendosi agli specialisti, le possibilità di guarigione sono alte e non si sarà costrette a trascinarsi dietro una sofferenza per mesi (se non anni!), con non poco disagio psicologico.

Cos’è la vestibolite vulvare?

La vestibolite vulvare è un’infiammazione della mucosa nella zona vulvare, in particolare nel vestibolo. Questa zona corrisponde a quella parte dei genitali esterni femminili compresa indicativamente tra il clitoride e l’entrata della vagina, un’area con molte terminazioni nervose, incluse quelle del nervo pudendo, che controlla i muscoli del pavimento pelvico. Con una diagnosi adeguatamente formulata, dalla vestibolite vulvare si può guarire; trascurarla, invece, può rendere il fastidio cronico, toccare anche altre zone genitali, la regione perianale o sfociare addirittura in vulvodinia.

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Vestibolite vulvare: i sintomi per riconoscerla

Con la vestibolite vulvare a infiammarsi sono le fibre nervose situate all’interno della mucosa; pertanto, si può parlare di una vera e propria nevrite o nevralgia. Le zone colpite dall’infiammazione si trovano all’incirca all’ingresso della vagina, in particolare il dolore riferito dalle donne è soprattutto nella zona inferiore e laterale: se immagini un orologio più precisamente alle ore 5 e alle 7.

Tra i principali sintomi della vestibolite vulvare ci sono:

  • arrossamento della mucosa vulvare
  • bruciore
  • dolore durante i rapporti

Il rossore del vestibolo vulvare si può percepire chiaramente a occhio nudo, usando per esempio uno specchio: noterai la zona infiammata tra le piccole labbra, vicino al clitoride e al meato urinario, il punto da cui fuoriesce l’urina. Il bruciore della zona vulvare si può presentare spontaneamente, mentre il dolore durante il rapporto sessuale si manifesta subito al tentativo di penetrazione. Non di rado, al termine del rapporto può permanere una sensazione di bruciore che può durare per diverse ore o fino al giorno dopo. Nei casi gravi il dolore può essere così forte da rendere impossibile l’amplesso.

Le cause della vestibolite vulvare

Tra le principali cause della vestibolite vulvare ci sono le infezioni intime non adeguatamente curate, che causano una costante infiammazione dei tessuti. Queste possono essere delle recidive di Candida, cistiti causate da Escherichia coli o gardnerella.

A portare questa infiammazione possono essere anche microtraumi dei tessuti del vestibolo vaginale generati da rapporti sessuali con scarsa lubrificazione e insufficiente eccitazione. Alla base possono esserci vari motivi, come uno squilibrio ormonale tipico della menopausa, un calo del desiderio, il vaginismo.

Anche abitudini quotidiane inappropriate possono contribuire alla comparsa della vestibolite vulvare, come, ad esempio, l’uso di indumenti troppo stretti, intimo sintetico che impedisce la traspirazione o saponi intimi eccessivamente aggressivi che alterano il pH vaginale. A giocare la sua parte c’è poi l’alimentazione: va ridotta quanto possibile l’assunzione di cibi contenenti zuccheri semplici e lieviti, perché favoriscono la ricomparsa della Candida e ne rallentano la guarigione.

Come si cura la vestibolite vulvare?

Buone notizie: guarire dalla vestibolite vulvare è possibile, purché si seguano le cure specifiche personalizzate per la donna che ne soffre. Come per tante patologie, infatti, seguire la terapia che è stata data a un’amica o a una collega non è la scelta giusta da fare. La cura della vestibolite vulvare parte dalle specifiche condizioni della paziente.

Abbiamo visto che le infezioni trascurate sono tra le principali cause scatenanti, ecco perché un aspetto fondamentale della terapia consiste nella prevenzione e nel trattamento delle vaginiti e in generale delle infezioni vulvari. Per alleviare i fastidi si possono applicare gel vaginali lenitivi, capaci, oltre di eliminare il prurito e le perdite, di ripristinare la barriera protettiva naturale della mucosa intima colpita dall’infezione.

Per alleviare il dolore, è possibile ricorrere ad analgesici specifici, ma l’azione deve essere su più fronti: l’antidolorifico da solo, infatti, non basta, perché toglie solo il sintomo. Gli analgesici in questo caso sono o locali, da applicare con un massaggio sulla zona dolorante (un esempio ne è la lidocaina, che funge da anestetico), o da assumere per bocca (come il gabapentin, che agisce nella riduzione del dolore neuropatico periferico). Quando il dolore è divenuto cronico, lo specialista può proporre l’uso di determinati antidepressivi, capaci di modulare i segnali nervosi. Talvolta per guarire dalla vestibolite vulvare si rende necessaria la fisioterapia, nel caso sia appurata un’ipertonia dei muscoli del pavimento pelvico.

Per ridurre l’iperattività del sistema infiammatorio è bene agire anche su quegli stili di vita che si rivelano inappropriati, come l’uso di saponi aggressivi o di indumenti troppo stretti. Durante la guarigione, per non peggiorare la situazione, è opportuno evitare i rapporti sessuali penetrativi, perché potrebbero causare altre lesioni. È importante, poi, curare adeguatamente la propria igiene intima, bere molto per la salute delle vie urinarie e tenere lontani dolci con zuccheri semplici.

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