Disturbi intimi
Papillomavirus (HPV)
Il virus del papilloma umano o HPV (acronimo di Human Papilloma Virus) è estremamente diffuso e può causare malattie della pelle e delle mucose.
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Si conoscono oltre 100 tipi di HPV, la maggior parte dei quali causa malattie non gravi, come ad esempio le verruche cutanee. Alcuni tipi di HPV possono tuttavia causare tumori benigni, come il condiloma genitale, o maligni, come il cancro del collo dell’utero e del pene. I condilomi sono delle escrescenze della pelle di tipo verrucoso, spesso microscopiche e non visibili a occhio nudo, che colpiscono di preferenza le zone genitali, sia nell’uomo (glande, corpo del pene e scroto) sia nella donna (perineo, vulva, vagina e collo dell’utero). I condilomi genitali sono comunque un evento raro, di solito infatti l’infezione non dà segni della sua presenza.
I diversi tipi di Papilloma Virus
I tipi di virus che possono infettare le mucose genitali possono venir suddivisi in:
- HPV a basso rischio (6, 11, 42, 43, 44)
- HPV ad alto rischio (16, 18, 31, 33, 35, 39, 45, 51, 52, 56, 58, 59, 68)
Si calcola che oltre il 70% delle donne contragga un’infezione genitale da HPV nel corso della propria vita, ma la maggioranza di queste infezioni è destinata a scomparire spontaneamente nel corso di pochi mesi.
La quasi totalità (oltre il 98%) dei tumori del collo dell’utero è causata dall’HPV. Solo una piccola parte delle infezioni da HPV è tuttavia destinata, se non trattata, a causare un cancro. I genotipi virali ad alto rischio più frequentemente implicati nel carcinoma cervicale sono:
- Il 16, cui vengono attribuiti circa il 60% di tutti i casi di questa patologia neoplastica
- Il 18, responsabile di circa il 10% dei casi
Pertanto, complessivamente, circa il 70% di tutti i carcinomi cervicali sono associati alla presenza di HPV 16 o 18.
La trasmissione dell’infezione e la sua evoluzione
Il virus dell’HPV si contrae principalmente per via sessuale. Il rischio aumenta con il numero dei partner sessuali, ed è massimo nell’età 20-35 anni. Il preservativo può ridurre il rischio di trasmissione, e dunque il suo uso è altamente raccomandato, anche se, a dirla tutta, non è completamente protettivo, in quanto l’infezione è spesso diffusa anche alla cute della vulva e del perineo, quindi la trasmissione può avvenire anche per contatto dei genitali o per via manuale-genitale.
L’infezione da HPV generalmente è asintomatica, ma non sempre. Esistono infatti tre possibilità di evoluzione:
- Regressione: la maggior parte delle infezioni da HPV (70-90%) è transitoria e regredisce spontaneamente, perché il virus viene eliminato dal sistema immunitario prima di sviluppare un effetto patogeno.
- Persistenza: se è vero che la maggior parte delle infezioni è temporanea senza significato clinico e regredisce in 6-18 mesi, il 10% evolve però verso un’infezione persistente. Nei casi di infezione di HPV ad alto rischio oncogenico persistente del collo uterino si possono sviluppare modificazioni precancerose dell’epitelio, che possono progredire fino al cancro della cervice
- Progressione: la probabilità di progressione delle lesioni è correlata anche ad altri fattori, quali l’elevato numero di partner sessuali, il fumo di sigaretta, l’uso a lungo termine di contraccettivi orali e la co-infezione con altre infezioni sessualmente trasmesse. Generalmente il tempo che intercorre tra l’infezione e l’insorgenza delle lesioni precancerose è di circa cinque anni, mentre la latenza per l’insorgenza di un carcinoma invasivo può essere di decenni. Per questo, la prevenzione del tumore è basata su programmi di screening, che consentono di identificare le lesioni precancerose e di intervenire prima che evolvano in cancro eliminandole con la laser-terapia o la conizzazione Le lesioni da HPV del collo uterino possono essere riconosciute mediante il Pap test. In accordo con le linee guida internazionali, in Italia il pap-test è raccomandato ogni tre anni per le donne di età compresa tra 25 e 64 anni
Il vaccino per l’HPV
Ogni anno, in Italia, sono circa 3.500 le donne che si ammalano di cancro del collo dell’utero. Poco meno della metà muore. In Europa questa patologia colpisce più di 33.000 donne e circa 15.000 muoiono ogni anno. Particolarmente promettente a livello preventivo si sta dimostrando il vaccino per l’HPV, la cui introduzione sul mercato italiano è stata approvata nel 2008. Fino a quel momento la prevenzione del tumore del collo dell’utero era rappresentata solo dallo screening citologico (Pap test), che permette di diagnosticare in fase precoce le lesioni pre-cancerose. Negli studi fino ad ora condotti, il vaccino HPV ha dimostrato di essere efficace nel proteggere dai virus 16 e 18 che sono la causa di oltre il 70% dei tumori del collo dell’utero, edai virus 6 e 11 che causano il maggior numero di condilomi genitali.
La vaccinazione prima dell’inizio dei rapporti sessuali è particolarmente vantaggiosa, perché induce un’efficace protezione prima di un eventuale contagio. Il 12° anno di vita risulta il più indicato per effettuare la vaccinazione, perché in questa fascia d’età è stata osservata la migliore risposta immunitaria al vaccino. E’ sicuramente possibile fare il vaccino contro l’HPV anche se non si è più vergine, anzi, è consigliato a tutte le giovani donne, l’importante è che il Pap test sia negativo. Ovviamente l’efficacia nelle donne che hanno già avuto rapporti sessuali è minore se hanno o hanno avuto un’infezione con un tipo di HPV contenuto nel vaccino, ma risulteranno comunque protette dall’infezione dell’altro tipo di virus (se è stato somministrato il vaccino bivalente) o degli altri tre tipi (in caso di vaccino quadrivalente).
Il vaccino ha un’elevata efficacia e non sono segnalati effetti collaterali importanti, tuttavia va detto che non previene la totalità delle infezioni da HPV ad alto rischio: anche in caso di vaccinazione sarà comunque necessario proseguire con i controlli periodi di screening.
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