Vivere la sessualità

Sfatiamo un mito: la sessualità femminile non è più complessa di quella maschile

Lo dimostra la ricercatrice Sarah Barmak, partendo dall’errata concezione del corpo femminile su cui si sono basati anni di preconcetti. È tempo di sfatare i vecchi miti, proponendo una nuova, più ampia e veritiera, definizione di piacere.

Quanti tabù abbiamo dovuto abbattere, quanti miti abbiamo dovuto sfatare e con quanti altri errori dovremmo avere a che fare, noi donne, in moltissimi ambiti, tra cui ovviamente l’ampia e ombrosa sfera della sessualità.

Se la concezione dell’anatomia e delle dinamiche sessuali maschili è stata analizzata, negli anni, per giungere a conclusioni che oggi sono alla portata di tutti, quella femminile invece è stata spacchettata in modo molto più superficiale e, nel passaggio di informazioni tra una generazione e l’altra, è successo come in un telefono senza fili: a un certo punto, qualcuno ha detto qualcosa di sbagliato, facendo sì che per anni fosse portata avanti un’errata concezione dell’anatomia femminile.

Sessualità femminile: cosa credevano in passato

Per gli uomini il 90% dei rapporti sessuali si conclude con un orgasmo, una percentuale decisamente alta, soprattutto se paragonata al misero 60% delle volte in cui l’orgasmo viene raggiunto da una donna.

 

Dati imbarazzanti certo, ma non quanto “i rimedi” proposti per questo problema, ancora oggi sottovalutatissimo: medicinali sbagliati, creme a base di testosterone, per arrivare addirittura alle iniezioni genitali, tutto causa di una conoscenza non approfondita dell’anatomia femminile.

Anni di fraintendimenti hanno fatto pensare a generazioni di uomini e di donne, che la sessualità femminile fosse complessa, imperscrutabile, o addirittura inesistente: oggi si hanno ancora dei dubbi sull’eiaculazione femminile, sull’anatomia clitoridea e sull’esistenza del punto G. 

La ricercatrice e giornalista Sarah Barmak, ha indagato sulla sessualità femminile, partendo da quelli che furono i primi errori della medicina moderna, quando i padri (e diciamo padri perché al tempo erano quasi tutti uomini), cercarono di descrivere e indagare l’anatomia della donna. Fu durante questa attenta ricerca che decretarono un’importante considerazione: il clitoride non serviva a niente, non aveva niente a che fare con la procreazione e quindi era un’escrescenza anormale. In molti casi, se ritenuto troppo grande, veniva addirittura amputato, anche in occidente, nel XX secolo. E oggi cosa è cambiato? Nonostante tutte le pillole contraccettive e i profili Tinder, non siamo così avanti come potremmo pensare, ma qualcosa per fortuna è cambiato.

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Sessualità femminile: cosa sappiamo oggi

Ancora oggi la struttura clitoridea non è chiara a tutti, così come il suo funzionamento, in pochissimi per esempio sanno che contiene la stessa quantità di tessuto erettile del pene.

Si pensa che molte delle errate concezioni legate all’argomento siano esiliate nel passato ma non è così, molti dubbi sono stati chiariti nel vicino 2009, dopo aver ultimato la mappatura dell’intero genoma umano.

Ma quali conseguenze hanno avuto tutti questi anni di ignoranza? Numerose e purtroppo non circoscritte alla sfera sessuale. Appena nel 2005 l’urologa Helen O’Connell, sottolineò che la struttura del clitoride non compariva ancora nei giornali di medicina di base, e questa lacuna poteva portare conseguenze gravi negli interventi chirurgici.   

Ancora oggi spesso il clitoride non compare nelle spiegazioni di educazione sessuale e molte donne non conoscono bene come sono fatte, figuriamoci se possono saperlo gli uomini, ecco in un attimo spiegato quel misero 60%.

Sessualità femminile: cosa c’è da sapere

Oggi il sesso non è più pensabile come un atto fine a se stesso, vorrebbe dire ridurlo a un’ombra di quello che è realmente. La psicologa Lori Brotto, specialista dei problemi sessuali delle donne, ha spiegato come molte delle sue pazienti che non possono avere una vita sessuale a causa di un trauma subito, si sentono incomplete, sia nel rapporto con il partner che il quello con loro stesse.

Quindi il sesso cos’è? E soprattutto quanto incide su di noi?

Spesso è individuabile e descrivibile come un percorso lineare, fatto di step: desiderio, coccole spinte, lieto fine. Il problema è che molte donne non si riconoscono in questo schema lineare, ma in uno più circolare. La dottoressa Rosemary Basson, professoressa del dipartimento di psichiatria dell’Università di Vancouver e esperta di problemi della sessualità, ha studiato un nuovo modello dell’eccitazione e del desiderio femminile, spiegando che la donna può iniziare anche da un coito e finire con il raggiungerne altri durante un solo atto sessuale, oppure sentirsi soddisfatta anche senza raggiungere l’orgasmo.

Il modello di sessualità che si basa sulle esigenze di una donna è ben più ampio di quello lineare maschile, e pronto a definire “normali” molte più opzioni di quelle riconosciute come “normali” fino a oggi: in molti stanno accettando il fatto che il sesso è prima di tutto una relazione con i sensi. Riguarda il rallentare, l’ascoltare il proprio corpo, essere completamente presenti nel momento in cui lo stiamo vivendo, godersi la sensazione. Bisogna avere il coraggio di conoscersi, chiedere e vietare, quindi ridefinire il piacere secondo i propri termini. Il sesso riguarda anche la nostra salute, il nostro benessere, non è profano, ma sacro.

 

 

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